Risorse energetiche: che ruolo gioca il nostro Paese?

Per contrastare la crisi energetica nata dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, i governi di tutta Europa stanno cercando soluzioni per rendersi indipendenti dalla Russia a livello energetico

Seguendo le orme di Mario Draghi, il governo Meloni sta portando avanti trattative in Africa  per il rifornimento di gas, soprattutto in Libia e in Algeria, Paese quest’ultimo che già nel 2022 ha “scavalcato” la Russia, diventando il primo fornitore di gas per l’Italia con un peso sul totale di circa 35%. 

Queste soluzioni sono parte di una strategia a lungo termine, caratterizzata da duplice finalità: da un lato continuare il processo di diversificazione delle forniture verso una totale eliminazione del gas russo entro il 2025 e dall’altro presentarsi al resto d’Europa come hub energetico del Mediterraneo.

Secondo le stime del Governo, entro cinque anni sarebbe possibile cominciare a smistare al resto dei componenti della Ue – fra tutte Germania, Austria e Ungheria – fino a 60 miliardi di metri cubi di gas, se non oltre.

Per realizzare anche parzialmente il progetto, intitolato Piano Mattei in ricordo di Enrico Mattei, c’è bisogno di un duplice investimento. Per cominciare sarebbe necessario potenziare notevolmente il flusso di gas in entrata da tutti gli Stati produttori e poi, eventualmente, anche quello in uscita diretto verso l’Europa. 

In secondo luogo nascerebbe la necessità di investire massivamente nell’efficientamento e nella transizione energetica dei vari Stati produttori, per favorire il futuro smistamento di energia pulita a noi e poi agli altri membri Ue.  

Progetti e investimenti non poco impegnativi, ma assolutamente alla portata del nostro Paese secondo il Governo. I programmi e gli obiettivi del Piano Mattei sono stati infatti discussi con il capo dello Stato Sergio Mattarella nel corso dell’ultimo Consiglio supremo di Difesa

Questo non è però l’unico progetto ambizioso di cui si discute negli ultimi tempi. Recentemente Elettricità Futura – l’associazione che riunisce le imprese produttrici di oltre il 70% dell’elettricità in Italia – ha presentato il suo Piano 2030 per rilanciare l’Italia partendo dalle rinnovabili. I numeri legati al Piano 2030, redatto da Enel Foundation, sono davvero incredibili: oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro e circa 270 miliardi di CO2 risparmiati, senza parlare dei benefici economici. 

Si tratta senza dubbio un’occasione molto ghiotta per gli imprenditori italiani e per tutto il Paese, ma anche qui c’è da considerare un investimento iniziale molto alto. Bisognerebbe fortemente potenziare – se non costruire da zero – la filiera delle energie rinnovabili con un investimento da oltre trecento miliardi di euro in otto anni. 

Secondo l’Ad di Enel: “La partita tra rinnovabili e fonti convenzionali di energia è già finita da tempo. E l’hanno vinta le prime grazie ai progressi fatti dalla scienza dei materiali e dalla digitalizzazione … Ora dobbiamo concentrarci sulle reti elettriche, su come portare in modo efficiente l’elettricità prodotta con le rinnovabili a famiglie e imprese. Fortunatamente la rete italiana da questo punto di vista è tra le più avanzate al mondo. La tecnologia oggi permette all’Italia di essere più indipendente dal punto di vista energetico. E le nostre imprese hanno le competenze necessarie: purtroppo però sono più apprezzate all’estero che in patria. E sarebbe un vero peccato dover andare a fare queste cose fuori dai confini perché qui non ci sono le condizioni“.

Proprio a tal proposito il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, tra i presenti alla presentazione del Piano 2030, ha parlato di come l’Italia potrebbe diventare un hub europeo per le energie rinnovabili, oltre che per il gas.

Ci sarà però una piccola differenza racconta Fratin: “Nel caso del gas saremo un hub di approvvigionamento, perché lo compreremo non dalla Russia ma comunque all’estero. L’elettricità rinnovabile la produrremo con il nostro sole e il nostro vento.”

Se da un lato quindi il controllo del gas nel Meditarreno sembra essere una priorità irrinunciabile per il Governo, dall’altro c’è chi si mostra deciso ad esplorare nuove soluzioni. Non è possibile sapere con certezza la direzione che prenderà il nostro Paese in termini energetici, è certo però che negli anni a venire assisteremo a grandi investimenti e grandi cambiamenti.

Articolo precedenteGreen Talks: api e biodiversità con 3Bee
Articolo successivoL’Unione Europea contro il greenwashing: ecco cosa cambia