Il FMI lancia l’allerta: per provare a rientrare negli Accordi di Parigi sarà necessario adottare un prezzo fisso per tonnellata di Co2.

Secondo un rapporto pubblicato venerdì 18 giugno dal Fondo Monetario Internazionale, sarebbe necessario che i paesi del G20 stabilizzassero il prezzo del carbonio intorno ai 75$ a tonnellata per accelerare i processi di transizione energetica.

Un modello simile è già stato sperimentato in Canada, dove nel 2018 fu fissato un prezzo pari a 10 dollari canadesi per tonnellata. Prezzo che aumenta progressivamente nel tempo ed è destinato ad arrivare a 170 dollari canadesi entro il 2030. Essendo il Canada un governo federale, le diverse amministrazioni rimangono libere di soddisfare i requisiti imposti tramite carbon tax o sistemi di scambio di emissioni.

Nel rapporto del FMI viene portato come esempio il prototipo di un possibile accordo a prezzo minimo su tre livelli che riguarda esclusivamente India, Cina, Usa, Regno Unito, Unione Europea e Canada. Le nazioni verrebbero divise in tre fasce di prezzo: 75 dollari per i Paesi ricchi, 50 dollari per i Paesi emergenti e 25 dollari per quelli a basso reddito.

Se soltanto le più grandi potenze economiche mondiali riuscissero a trovare un’intesa sul prezzo del carbonio, allora sarebbe possibile assistere a un vero cambio di rotta: i Paesi maggiormente industrializzati, infatti, sono responsabili di circa il 75% delle emissioni globali. Senza dimenticare che un accordo ben costruito sul prezzo del carbonio sarebbe un vantaggio sia per i singoli Paesi che per la collettività: migliorerebbe la situazione climatica globale, e in più, ogni singolo Paese godrebbe di benefici ambientali, a partire dal miglioramento della qualità della vita.

“Per aiutare a salvare il pianeta dobbiamo lavorare insieme per evitare che una crisi climatica si trasformi in una catastrofe” – ha dichiarato Kristalina Georgieva, numero 1 del FMI – “Un robusto prezzo del carbonio può svolgere un ruolo estremamente importante, e ancora di più quando è il prodotto di un accordo internazionale. Consideriamo un prezzo minimo internazionale del carbonio come un’opzione praticabile per raggiungere un tale accordo e continueremo il nostro lavoro su di esso”

L’FMI con questo rapporto vuole provare a smuovere i Paesi più industrializzati in vista delle riunioni del G20 che si terranno nelle prossime settimane e degli incontri della Cop26 che si svolgerà a novembre.
Negli incontri di quest’anno i temi ambientali saranno senza dubbio al centro del dibattito per una serie di motivi: ad esempio, sta per arrivare una proposta da Bruxelles per una tassa sul carbonio alla frontiera.

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