L’Onu a lavoro per un nuovo accordo globale sulla plastica

Il 28 febbraio a Nairobi, in Kenya, si è riunita per la quinta sessione l’Assemblea Onu per l’ambiente (Unea-5), ovvero il più influente organo mondiale per quanto riguarda la questione ambientale, per prendere decisioni in merito al problema della plastica nei mari. 

All’assemblea hanno partecipato quasi 5000 persone, considerando anche tutte quelle connesse tramite internet, da 175 stati delle Nazioni Unite e il tema principale da cui sono partiti i negoziati è “Rafforzare le azioni per la natura per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile”

Ogni minuto si riversa nell’oceano l’equivalente di un camion della spazzatura pieno di plastica. A dircelo è l’Unep, o Programma Onu per l’ambiente, e, nello specifico, sono 11 milioni di tonnellate di plastica che si riversano ogni anno nei nostri oceani, e, di questi, quasi 3 milioni provengono dai fiumi

Proprio per queste ragioni, l’Onu ha comunicato che l’assemblea di Nairobi dovrà rappresentare l’avvio dei negoziati per la creazione di un nuovo accordo globale giuridicamente vincolante sulla plastica. 

In particolare, sono tre i principali obiettivi di questa riunione. Per prima cosa, l’Onu vorrebbe istituire un comitato internazionale deputato alla gestione degli accordi sulla plastica e soprattutto vorrebbe che questi accordi vengano redatti basandosi su principi di economia circolare applicati al ciclo di vita della plastica. 

Ancora, il secondo obiettivo dell’assemblea è rappresentato dalla fondazione di un ulteriore organo di sostegno per le politiche ambientali e climatiche, formato da esperti di sostanze chimiche, rifiuti ed inquinamento. 

Infine, l’ultimo obiettivo è quello di spostare il focus su soluzioni nature-based, che in soldoni significa soluzioni basate sul rispetto, protezioni e gestione degli ecosistemi naturali e modificati, e tutto ciò rigorosamente nel modo meno inquinante possibile. 

In ultimo, la Commissione si è espressa così riguardo ai negoziati: «Attualmente la mancanza di una definizione internazionalmente concordata delle soluzioni basate sulla natura ostacola i progressi in vari processi negoziali, con il rischio di un ecologismo di facciata e di una classificazione errata delle attività. L’Ue si adopererà per ottenere una definizione comune che agevoli le discussioni in sede di Cop15 e in altri consessi delle Nazioni Unite come la convenzione sul clima»

Al 2 Marzo, data in cui l’Assemblea si è riunita a Nairobi per l’ultima volta, ciò che rimane è un accordo fatto sulla falsa riga di Parigi: ogni Paese firmatario, 173 per la precisione, dovrà presentare il proprio piano d’azione nazionale che dovrà poi essere approvato dalla commissione internazionale. Ogni piano nazionale dovrà essere approvato e messo in atto entro il 2024 e, contestualmente a ciò, verrà anche messo in funzione un nuovo organo per facilitare il percorso dei Paesi più poveri. 

La questione della plastica rappresenta un problema già da molti anni ma questa assemblea – e certamente le prossime – potrebbe essere il momento di svolta per ottenere un accordo globale che possa realmente arginare l’overload di rifiuti plastici a cui stiamo assistendo già da tempo. 

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